Google Ads e la domanda consapevole
Chi mi conosce, o chi ha avuto modo di frequentare uno dei miei corsi degli ultimi 15 anni, sa che spesso, tra gli autori che cito, spunta il nome di Seth Godin. E c’è una frase che, ovviamente contestualizzata, ogni volta che mi trovo a pianificare una strategia digitale mi fa pensare.
“Il marketing fatto interrompendo le persone, non è così efficace rispetto ai costi sostenuti. Non sarete efficaci distribuendo tonnellate di messaggi di marketing non richiesti, sperando che qualcuno acquisti.”
Questa frase mi fa subito pensare alle campagne che si fanno tramite social, spesso andando ad “interrompere” la navigazione degli utenti che in quel momento stanno pensando a tutto meno a che a quello che gli stiamo proponendo. Quella che viene definita la “domanda latente“, quando il potenziale cliente (in senso esteso non esclusivamente colui che “compra”) che ovviamente si contrappone alla “domanda consapevole“, quando cioè la nostra “campagna” risponde ad una necessità consapevole da parte del potenziale cliente.
Ho notato che moltissimi sono concentrati sulla social advertising e sulla domanda latente, mentre nelle aziende e tra i professionisti (soprattutto PMI) noto un minore interesse per la domanda consapevole, che ha tra gli strumenti più importanti per intercettarla Google Ads (quello che si chiamava fino a qualche anno fa Google Adwords).
Eppure, in moltissime attività, la domanda consapevole non va trascurata, anzi può essere una fonte importante di contatti e di clienti.
L’ultimo caso nel quale mi sono imbattuto è stato quello di una azienda agricolo-vinicola, con Ristorante e Agriturismo annesso, situata nel Chianti, in un periodo piuttosto complesso per ristorazione e turismo, non credo ci sia bisogno di entrare nei dettagli degli effetti del “Covid-19” su questo settore.
Partiti, nella nostra strategia digitale. con l’idea di lavorare sulla domanda latente, con campagne sui social (con successo), ho cercato, nel corso della “stagione” di spostare il focus su Google Ads, pensando sia alla “Brand Protection” che alla ricerca di parole chiave “generiche” e “specifiche”.
LA “Brand Protection” è una attività molto diffusa, in realtà secondo me molto meno di quanto dovrebbe, tra le attività turistiche in quanto, anche nella ricerca del brand “agriturismo x”, “hotel X a Y” i primi risultati che arrivano sui motori di ricerca spesso non si riferiscono al sito “ufficiale” della struttura ma a siti di “intermediari” (Booking.com, Expedia, ecc) o portali di settore (TripAdvisor, portali locali del territorio, ecc.). Questa situazione porta spesso ad una prenotazione (e di questo non possiamo che essere stra-contenti) ma che avviene tramite uno degli intermediari on-line (definiti O.L.T.A. (On Line Travel Agencies) che ovviamente “trattengono” una percentuale di commissioni. Utilizzare Google Ads per la Brand Protection, ha come scopo quello di portare gli utenti che cercano la nostra attività sul nostro sito, e con i dovuti accorgimenti, nel caso del turismo farlo prenotare in modo diretto. Tutta questa attività nel web marketing turistico assume un termine che a volte rasenta il mitologico…”Disintermediazione”
Ma non è sulla Brand Protection che vorrei porre l’attenzione ma sulla ricerca per parole chiave “generiche”, cioè quelle utilizzate dagli utenti, in cerca di qualcosa, che o non conoscono il vostro brand e la vostra azienda, oppure al momento non la stanno ricercando in modo specifico.
Vi stavo raccontano dell’ultimissimo caso, quello dell’azienda agricola, e dell’obiettivo (non si comincia nemmeno a pensarla una strategia se non si ha un obiettivo) di aumentare i pernottamenti nella struttura da parte di uno specifico target.
Come intercettare potenziali clienti che stanno cercando il nostro “prodotto-servizio”? Attraverso Google Ads, andando ad “apparire” con il nostro messaggio nei primi posti della risposta che il motore di ricerca fornisce ad una richiesta dell’utente.
Se pensi che sia complicato, in effetti non è così intuitivo come nel caso delle Facebook e Instagram Ads, ma attenzione che anche il Social Advertising, fatto con criteri professionali, non è così semplice se si vogliono ottenere risultati concreti ottimizzando i budget.
Ma torniamo a Google Ads, il concetto e gli obiettivi sono chiari ma poi arrivano le “questioni pratiche”
Apparire per quali parole? Con quale budget? Come fare l’annuncio? Come misuro i risultati? Quali sono gli strumenti che mette a disposizione Google? Posso usare anche Gmail e la rete Display?
Google Ads è uno strumento fondamentale, in quasi tutte le strategie digitali, ma richiede un po’ di tempo da dedicare alla sua conoscenza.
Per questo motivo, nel mese di settembre 2020 (da martedì 15), partirà la prima edizione on-line del mio corso su Google Ads, che non sarà la versione “a distanza” del corso che ho già realizzato in aula negli scorsi anni ma nuovo sia per contenuti, per gran parte degli slide e per metodo didattico. visto che le oltre 100 ore di formazione a distanza del periodo marzo-luglio hanno “portato consiglio”. Quindi aula virtuale con massimo 6 persone, moduli più corti, 30 minuti di call personalizzata per chi ancora ha difficoltà ad interagire on-line come si farebbe in aula alzando la mano…..
Per qualsiasi domanda contattatemi, per info sul corso: https://www.massimovichi.it/corsi-online/corso-google-ads/